Recensione di “La ragazza delle arance” di Jostein Gaarder
Titolo: La ragazza delle arance
Autore: Jostein Gaarder
Pagine: 193
Editore: TEA
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ACQUISTA SU AMAZONTrama
Georg ha 15 anni, vive ad Oslo con sua madre, ovvero la ragazza delle arance, il suo compagno e la sorellina, e conduce una vita tranquilla e serena.
Un giorno trova nel suo vecchio passeggino rosso, dimenticato ormai da anni in cantina, una lettera che suo padre, morto quando lui aveva solo cinque anni, gli aveva scritto poco prima di morire. In questa lettera Jan, il papà di Georg, racconta la storia della misteriosa “Ragazza delle arance”, conosciuta su un tram quando era uno studente universitario: una storia che, inizialmente nata un po’ per caso e un po’ per gioco, diventerà poi una favola bellissima, i cui protagonisti si rincorrono e si cercano a lungo per poi coronare i loro sogni.
Recensione
Già autore del bestseller “Il mondo di Sofia”, Jostein Gaarder stupisce nuovamente i lettori con questo romanzo: una storia struggente e appassionata che si rivela pian piano al lettore e che riesce a stupire fino all’ultima pagina.
La storia in sè è molto semplice, ma quello che affascina è lo stile con cui questo scrittore si esprime, la sua scrittura dolce e delicata che sicuramente commuoverà anche i più cinici (io ho pianto davvero tanto!).
In effetti, per Gaarder la lettera è solo uno spunto per raccontare una romantica storia e per toccare molti temi importanti, come il rispetto della natura, l’invito a cogliere tutti i momenti belli che viviamo e le piccole gioie quotidiane che la vita ci riserva, la convinzione di credere nei propri sogni e, soprattutto, la forza salvifica dell’amore, specialmente nei momenti più drammatici della propria esistenza.
Così, grazie alla lettera, un papà consapevole della sua malattia (Jan era medico) riesce a comunicare al proprio figlio quei pensieri che non ha fatto in tempo ad esprimergli di persona, perchè Georg, all’epoca in cui la lettera fu scritta era troppo piccolo per capirli. Ed è così che le voci del padre e del figlio si alternano e sembra quasi che i due personaggi riescano ad abbattere le berriere del tempo ed a dialogare, seppur solo nell’immaginazione di Georg.
Un libro pieno di poesia, struggente, nostalgico ed intrigante che coinvolge fino in fondo e che con leggerezza tocca temi importanti senza mai annoiare il lettore.
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Un inno alla vita e alla natura tratto da “La ragazza delle arance” di Jostein Gaarder
“…guarda il mondo Georg prima di assimilare troppa fisica e chimica. In questo momento grandi mandrie di renne avanzano nel forte vento dell’altopiano dell’ Hardangervidda. Sull’Ile de la Camargue, tra i due bracci del fiume Rodano, migliaia di fenicotteri di colore rosso fiammante stanno deponendo le uova. Mandrie ammalianti di gazzelle slanciate saltano come per incantesimo per la savana africana.
Migliaia di migliaia di pinguini reali vociano su una spiaggia ghiacciata dell’Antartide, e non se la passano male, a loro piace stare lì. Ma non è solo il numero che conta. Un alce solitario e riflessivo fa capolino da un bosco di abeti al confine con la Svezia. Un lemming solitario sta sgattaiolando tra le assi della cabina a Fjellstolen. Una foca paffuta si tuffa con una spanciata da un isolotto vicino a Tonsberg.
Non venire a dirmi che la natura non è una meraviglia! Non venire a dirmi che il mondo non è una favola! Coloro che non l’hanno capito forse ci arriveranno solo quando la favola starà per finire. In quel momento viene data un’ultima occasione per togliersi i paraocchi e un’ultima opportunità di sfregarsi gli occhi dallo sbigottimento, un’ultima possibilità di abbandonarsi a questa meraviglia alla quale si sta per dire addio e che si sta per lasciare…“
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