Recensione di “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valerie Perrin
Titolo: Cambiare l’acqua ai fiori
Autrice: Valerie Perrin
Editore: E/O
Pagine: 476
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“Bellissimo, struggente, grande delusione, semplicemente meraviglioso, sopravvalutato, mi aspettavo di meglio, quante lacrime, troppo pubblicizzato“….
Sono solo alcuni dei tantissimi commenti su “Cambiare l’acqua ai fiori” espressi dai lettori in giro nel web. Le opinioni su questo libro sono tante, si sa, ed ognuna è diversa dalle altre, ma è innegabile che questo romanzo è in cima alle classifiche dei libri più venduti ormai da mesi!
Personalmente ho atteso un po’ di tempo prima di leggerlo, fin quando mi è stato regalato per il mio compleanno. Devo ammettere che all’inizio ero anche piuttosto diffidente, essendo restia a leggere libri super pubblicizzati.
È inutile dire che mi sono ricreduta!
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LA STORIA
Violette Toussaint vive in una cittadina della Borgogna in compagnia dei suoi undici gatti. Violette è la custode del cimitero di Brancion-en-Chalon, dove trascorre le sue giornate a pulire le tombe dei defunti, aiutare chi richiede informazioni o a preparare una tazza di tè per consolare chi ancora non ha superato la disperazione di un lutto.
La protagonista del romanzo riservata, enigmatica, ma dietro quest’apparenza si nasconde una persona gentile, pronta ad accogliere nella propria casetta chiunque abbia bisogno di una parola di conforto.
La donna non ha mai conosciuto i suoi genitori: appena nata è stata abbandonata da sua madre ed ha trascorso l’infanzia tra istituti per minori e famiglie affidatarie.
A sedici anni, durante una serata di lavoro in una discoteca, la ragazza conosce Philippe Toussaint. I due iniziano una relazione e, dopo qualche anno, nasce la loro bambina, Leonine, raggio di luce in una vita vissuta fino ad allora nella penombra.
Un giorno, però, un tragico evento irromperà nella vita di Violette, rompendo quell’equilibrio che con tanta fatica, nel corso degli anni, la donna ha costruito.
Passano gli anni e Violette viene assunta come custode del cimitero di Brancion-en-Chalon. Con fatica costruisce una nuova vita, circondata dall’affetto dei suoi gatti, di Padre Cedric e dei necrofori, Nono ed Elvis.
Una mattina bussa a casa sua un misterioso signore. È Julien, un poliziotto arrivato da Marsiglia che rivolge alla donna una richiesta piuttosto strana: sua madre Irene è deceduta da poco e nel suo testamento chiede di essere seppellita nel cimitero di Brancion-en-Chalon, nella tomba di uno sconosciuto di nome Gabriel Prudent.
Chi sono Irene e Julien? E perchè Irene ha scelto di riposare per l’eternità con un uomo che non era suo marito?
Dopo il misterioso incontro riemergeranno vecchi ricordi nella memoria di Violette, si riapriranno ferite mai guarite, ma soprattutto, grazie alla storia di Irene, si apriranno nuovi scenari nella vita della dolce Violette.
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RECENSIONE
Su “Cambiare l’acqua ai fiori” si è scritto e detto tantissimo. Vero e proprio caso editoriale, questo romanzo da più di un anno occupa i primi posti nelle classifiche dei libri più venduti in Italia.
Verrebbe da chiedersi cosa ci sia di così speciale in questo libro e come l’autrice riesca a tenerci incollati alle 476 pagine del suo romanzo (che, diciamolo, poche non sono!).
Inizialmente ho trovato “Cambiare l’acqua ai fiori” piuttosto noioso, ma nonostante questo ho continuato la lettura. Ed, infatti, man mano che la storia proseguiva avevo la sensazione di essere presa per mano e di entrare nella casa di Violette, di condividere con la giovane donna sensazioni, drammi, frustrazioni e piaceri.
“Cambiare l’acqua ai fiori” è un romanzo che si sviluppa lentamente: bisogna aver fiducia nell’autrice e lasciarsi condurre nella vita di Violette, perchè solo così si può godere la lettura di questo libro.
Lo stile di Valerie Perrin è di una delicatezza infinita e l’autrice, con le sue parole, riesce a rendere gradevole anche uno scenario macabro quale è un cimitero. La stessa grazia la ritroviamo nei gesti di Violette, nelle sue abitudini e nei suoi discorsi, nonostante il vissuto che si porta dentro.
Presente in tutto il romanzo il tema dell’incomunicabilità. Violette e Philippe hanno vissuto insieme per anni, ma in realtà nessuno dei due ha esplorato le “zone grigie” dell’altro, con conseguenze disastrose per il loro rapporto.
La narrazione del libro si sviluppa su più livelli temporali. Passato e presente si intrecciano, infatti, nei diversi capitoli, portandoci a scoprire, pian piano, qual è il senso delle scelte di Violette.
Violette è un personaggio delicato, ma allo stesso tempo forte, la cui parola d’ordine non può che essere “resilienza“. Dopo ogni colpo che il destino le infligge rinasce più forte di prima, si rialza a fatica ma ci riesce, insegnandoci che nonostante tutto la vita va avanti.
Un consiglio?? Non leggetelo troppo velocemente!
“Una volta chiuso il cancello il tempo è mio, ne sono l’unica proprietaria. È un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l’essere umano possa concedersi”.