Titolo: Almarina
Autore: Valeria Parrella
Pagine: 123
Editore: Einaudi
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Recensione di “Almarina”
Elisabetta Maiorano è la protagonista di “Almarina”, ultimo romanzo della scrittrice napoletana Valeria Parrella.
Elisabetta è una professoressa di matematica che tutte le mattine attraversa Napoli per recarsi al carcere minorile di Nisida, dove insegna numeri ed equazioni ad un gruppo di adolescenti dal passato difficile, in quello che è il luogo simbolo delle responsabilità sociali dell’intera città di Napoli.
Un giorno in classe arriva una ragazza nuova, Almarina. Ha sedici anni ed è romena, scappata dal proprio Paese insieme al fratello minore, dopo un’infanzia strappata via tra violenze e soprusi di ogni genere.
Col tempo Elisabetta ed Almarina si avvicineranno sempre più, diventeranno indispensabili l’una per l’altra, con un “lieto fine” davvero emozionante.
Romanzo forte, dal linguaggio crudo e diretto, l’autrice di “Almarina” affronta il delicatissimo tema della detenzione minorile, nella difficile realtà di Napoli.
“Per fortuna un giudice l’ha mandata qui” e ancora “Quando arrivano a Nisida i nostri ragazzi si straniano: vedono da vicino, per la prima volta, adulti diversi da quelli che li hanno partoriti.” Sono espressioni che lasciano desumere gli ambienti d’origine dei giovani rinchiusi a Nisida e la speranza degli insegnanti che il percorso educativo all’interno del carcere consentirà ai detenuti di vivere in futuro una vita “normale”.
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Al centro del romanzo vi è il rapporto simbiotico che si instaura tra la professoressa e la giovane Almarina.
Un rapporto che inizia con diffidenza mista a curiosità e che poi si trasforma, fino a colmare l’enorme vuoto che le due figure si portano dentro. Entrambe sono sole al mondo e sono consapevoli di tale solitudine. Elisabetta è vedova, si porta dentro il dolore per la prematura scomparsa del marito e per l’assenza di figli. Anche Almarina è sola. Fuggita dal proprio paese d’origine insieme al fratello minore, viene separata da quest’ultimo una volta arrivati clandestinamente in Italia.
“C’è qualcuno a cui potresti scrivere una lettera per Natale ?” chiede Elisabetta ad Almarina, che risponde “Oltre a te no, prof“. Ed è così che pian piano Elisabetta ed Almarina costruiscono il loro rapporto, fatto di piccoli riti, confidenze ed un Natale trascorso insieme tra prelibatezze e shopping che regalerà ad entrambe una gioia immensa.
Colpiscono le brevi descrizioni che spesso l’autrice fa di Nisida, paesaggio mozzafiato sospeso tra terra e mare, da cui si vede Capri, simbolo di divertimento e lusso, che stride con le storie drammatiche rinchiuse all’interno del carcere.
Interessanti sono anche gli elaborati inseriti alle pagine 100 – 101 composti dai ragazzi detenuti che hanno partecipato ad un laboratorio di scrittura creativa organizzato dalla stessa Valeria Parrella all’interno del carcere, testimonianze dirette del disagio in cui vivono interi quartieri napoletani.