Titolo: Exit West
Autore: Mohsin Hamid
Pagine: 152
Editore: Einaudi
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Trama
“In una città traboccante di rifugiati ma ancora perlopiù in pace, o almeno non del tutto in guerra, un giovane uomo incontrò una giovane donna in un’aula scolastica e non le parlò“. Il giovane uomo è Saeed, timido ed impacciato con le ragazze, che un giorno viene colpito dalla bellezza sensuale ed intrigante di Nadia.
Sono loro i protagonisti di “Exit West”, la cui storia d’amore incomincia e si sviluppa in uno scenario a tratti apocalittico, in quanto la guerra sta distruggendo pian piano la loro città, tra bombardamenti e rastrellamenti, posti di blocco e sparatorie.
È a questo punto che i due decidono di fuggire per sempre, rischiando la propria vita, alla ricerca di un mondo in cui non ci sia posto per la distruzione e la crudeltà che hanno conosciuto a causa della guerra.
Da questo momento i due affronteranno una nuova vita, alla ricerca di un luogo degno di essere chiamato “casa”.
Recensione
“Siamo tutti migranti attraverso il tempo“. È questa, forse, una delle frasi che racchiude l’essenza di questo libro. Un’opera che parla di emigrazione, della difficoltà di trovare un posto sicuro, un luogo degno di essere chiamato casa, in cui piantare le proprie radici, tema per me molto sensibile.
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I protagonisti, in tutto il libro, non smettono di combattere e di scontrarsi contro gli ostacoli che trovano sulla propria strada, una strada lunga, tortuosa, in cui l’unica certezza, l’unico “porto sicuro”, è la loro relazione: “Saeed e Nadia erano fedeli e, qualunque fosse il nome che davano al loro legame, ciascuno dei due sentiva che era suo dovere proteggere l’altro…”.
Nel loro tortuoso cammino Saeed e Nadia si “teletrasportano” da un luogo all’altro attraverso porte misteriose, che gli consentono di scappare da una realtà crudele, dura, in cui troppo spesso non c’è spazio per un’esistenza dignitosa, che i due tanto si affannano a cercare.
Peculiare e naturalmente voluta l’assenza, in tutto il romanzo, di una accurata descrizione spazio-temporale. I luoghi in cui si articola la storia vengono sempre descritti sommariamente, il che consente al lettore di immaginare e fantasticare sui posti in cui i giovani si spostano: il viaggio inizia nella città in guerra, continua sull’isola di Mykonos e nella capitale britannica, fino ad arrivare ai sobborghi di San Francisco.
Tutto sommato mi è piaciuto questo libro, anche se non è di quelli che rileggerei infinite volte. Lo stile è molto secco, a tratti asettico, il che, a mio avviso, dopo un po’ stanca.