“IL DOLCE DOMANI”
BANANA YOSHIMOTO
Titolo: Il dolce domani
Autrice: Banana Yoshimoto
Editore: Feltrinelli
Pagine: 100
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Scritto poco dopo il terremoto che nel marzo 2011 ha colpito il Giappone, “Il dolce domani” è l’ultimo libro di Banana Yoshimoto pubblicato da Feltrinelli a giugno di quest’anno.
Nella postfazione l’autrice dedica questo libro a quanti hanno visto le proprie vite travolte dal terremoto, con la speranza di donar loro conforto e sollievo.
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TRAMA
Sayoko e Yoichi sono felicemente fidanzati.
Un giorno le loro vite vengono spezzate da un terribile incidente, in cui Yoichi perde la vita e Sayoko, gravemente ferita, sopravvive. Travolta dai sensi di colpa per essere sopravvissuta al suo amato, Sayoko deve affrontare una “nuova vita”, in cui, seppur circondata dall’affetto dei suoi cari, non accetta l’assenza di Yoichi.
La giovane combatte ogni giorno per ripartire, si trasferisce in una nuova casa, ma il dolore per la morte di Yoichi è troppo forte.
Una sera come tante, nel bar in cui Sayoko è diventata ormai cliente abituale, l’amico Shingaki guarda profondamente negli occhi la ragazza e le rivela che l’incidente le ha tolto il mabui. “Che cos’è il mabui?” chiede stupita Sayoko e Shingaki risponde: “L’anima. A Okinawa si dice che se ti cade il mabui devi tornare a raccoglierlo nel punto in cui è caduto“.
Sayoko, troppo razionale per credere a questa diceria, comincia comunque un duro percorso fatto di accettazione e consapevolezza, ritorno nei luoghi in cui è stata felice con Yoichi e nuovi legami che la supporteranno nei momenti più duri. E lentamente rinasce giorno dopo giorno.
RECENSIONE “IL DOLCE DOMANI”
In passato ho letto diversi libri di Banana Yoshimoto e “Il dolce domani” è il primo che leggo dopo tantissimi anni.
Sono rimasta fortemente colpita dalla breve ma intensa postfazione, da cui emerge tutto il senso di questo libro. L’autrice, sconvolta dal tragico terremoto del 2011, vuole offrire il suo contributo per alleviare le sofferenze del suo popolo. In quanto scrittrice è consapevole che ciò che le riesce meglio è scrivere, quindi “si arma” di carta e penna e scrive “Il dolce domani”.
La trama in sè è semplice, poco articolata e popolata da pochi personaggi. L’intenzione dell’autrice è, infatti, quella di esprimere un messaggio di forza e speranza e quindi la trama altro non è che un mezzo per far si che il suo messaggio arrivi dritto al cuore del lettore.
Con poche parole, semplici e dirette, Banana Yoshimoto ci insegna che dopo aver toccato il fondo, anche se il mondo sembra crollarci addosso e la fine del tunnel impossibile da raggiungere, si può ricominciare a vivere.
L’accettazione del dolore è la prima tappa di questo tortuoso percorso ed è da lì che Sayoko inizia.
La giovane, dimessa dall’ospedale e terminate le cure, si rialza lentamente, si trasferisce in nuovo appartamento e poco dopo ritorna a Kioto, dove viveva con Yoichi. Lì si adopera per trovare una sistemazione alle sculture del suo fidanzato, rivede i genitori del ragazzo e gli amici e colleghi di un tempo. Si ritrova, così, da sola nei luoghi in cui ha vissuto la sua vita di coppia e, giorno dopo giorno, da un senso alla sua vita senza Yoichi.
“La noia del quotidiano fagocita a poco a poco il nostro tesoro.
Il mondo vive nutrendosi della nostra luce.
Ce la porta via senza che ce ne accorgiamo, ma di certo non la salvaguarderemo vivendo sempre su di giri. Dobbiamo cercare di sprigionare luce in ogni secondo. È una lotta continua, ma rimane la sola strada da prendere verso una vittoria definitiva”.
“Il dolce domani” è molto più di un breve romanzo. È un dono prezioso da regalare a chi ha subito un lutto, una separazione, a quanti si ritrovano intrappolati in una vita che non è frutto dei propri sogni, che vivono “nell’ombra” in attesa di un cambiamento di cui solo noi stessi possiamo essere gli artefici. Un modo per ricordare a tutti che la forza per ricominciare dobbiamo trovarla solo in noi stessi è che il primo passo da fare per rinascere è godere delle piccole gioie quotidiane che la vita ci regala.
“Ma ogni giorno ha in serbo qualcosa di buono. La bellezza dei fiori su un davanzale. Incrociare lo sguardo di qualcuno che, come noi, è abbattuto e vive nell’ombra.
La sola cosa che possiamo fare è custodire questi momenti per trarne forza a poco a poco, come quando infiliamo in tasca il guscio liscio di una conchiglia“.