“IL GATTO CHE VOLEVA SALVARE I LIBRI”
SOSUKE NATSUKAWA
Titolo: Il gatto che voleva salvare i libri
Autore: Sosuke Natsukawa
Editore: Mondadori
Pagine: 177
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Una polverosa libreria dell’usato in un angola della città vecchia, un timido e silenzioso ragazzino che la gestisce dopo aver perso suo nonno ed un strano gatto parlante, con una pelliccia a strisce ocra e marroni.
Sono questi gli ingredienti che Sosuke Natsukawa mescola abilmente nel romanzo “Il gatto che voleva salvare i libri“, per dar vita ad un libro che è molto più di una storia, ma è un vero e proprio inno d’amore alla lettura!
TRAMA
La libreria Natsuki è un luogo incantato, un vero e proprio tempio per gli amanti della lettura.
Nascosta in un angolo della città, polverosa e disordinata, offre ai suoi clienti i pilastri della letteratura mondiale, edizioni speciali, rare ed introvabili che alimentano nel lettore la voglia di ampliare i propri orizzonti e conoscenze.
Il giovane Rintaro, con i suoi gesti ripetuti e sicuri, ogni giorno alza la serranda della libreria ed aspetta l’arrivo dei suoi clienti. Suo nonno, che era tutta la sua famiglia, è improvvisamente deceduto e adesso tocca a Rintaro gestire la libreria.
Un giorno, però, il ragazzo viene contattato da una sconosciuta zia, che lo invita a trasferirsi nella sua città. È deciso che la libreria Natsuki chiuderà nel giro di qualche settimana, giusto il tempo di organizzare il trasloco.
Una mattina come tante, però, si presenta al negozio uno strano gatto soriano, dal pelo rosso e dalla lingua spigliata. Si, perchè il gatto protagonista di questo romanzo, oltre ad amare in maniera incondizionata i libri, sa anche parlare!
Il gatto conosceva il nonno di Rintaro e la libreria Natsuki, ed è per questo che affida al giovane un compito importante: salvare i libri dalla loro scomparsa, da chi li tratta come oggetti privi di anima, da chi ne vuole trarre solo profitti, senza alcun rispetto per i lettori che li amano.
Saranno proprio queste strane “missioni” a salvare Rintaro dalla disperazione per la perdita di suo nonno e ad infondere nel giovane nuova linfa, per ritrovare il suo posto in una società in cui la cultura occupa uno spazio sempre più ristretto.
RECENSIONE
“«C’è un potere nei libri» soleva dire il nonno. Di solito era taciturno, e non rivolgeva quasi mai la parola nemmeno al nipote; solo quando si trattava di parlare di libri socchiudeva ancor più gli occhi sottili e si lanciava in discorsi infervorati: «Nelle vecchie opere che hanno valicato i confini del tempo è già insita una grande forza. Se leggerai molte di queste storie, ti procurerai un sacco di amici su cui poter contare».”
Con queste parole che aprono il “Primo labirinto” Rintaro ricorda suo nonno, deceduto improvvisamente, lasciandolo solo al mondo. Rintaro si chiude in se stesso, rifiuta di andare a scuola, evita ogni contatto con il mondo che lo circonda, trovando nei libri gli unici “amici” in grado di dare conforto al suo animo tormentato.
La passione per la lettura gliel’ha trasmessa suo nonno, fondatore della libreria Natsuki. Luogo dei sogni dei veri amanti dei libri, la libreria Natsuki riserva ai clienti edizioni introvabili dei testi della letteratura mondiale, dalle opere complete di Nietzsche alle “consunte collezioni di poesie di Elliot“.
“Lì non c’erano i bestseller che andavano di moda, nè i manga o le riviste più popolari“.
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Una mattina si presenta alla libreria Natsuki uno strano gatto parlante. Rintaro non crede alle sue orecchie, ma Tora, questo il suo nome, si esprime proprio come un umano! Tora recluta Rintaro per condurre strane missioni che hanno come scopo quello di “salvare” i libri. Libri maltrattati, incompresi e rinchiusi in librerie asettiche, libri non amati nè capiti.
Le avventure dei protagonisti diventano, così, il pretesto per riflettere sul ruolo troppo spesso marginale che la lettura occupa nella nostra società, sul profitto che spesso domina l’editoria, sul valore inestimabile dei libri e degli insegnamenti in essi contenuti.
“Il gatto che voleva salvare i libri” non è solo un romanzo. Si tratta, infatti, di un vero e proprio inno alla lettura, un elogio dei libri e del potere salvifico che essi contengono.
Potremmo dire che “Il gatto che voleva salvare i libri” è un libro che parla di libri, un testo che raccoglie e racconta tutte le sensazioni che il lettore incallito come me prova quando sfoglia le pagine di un testo, un romanzo che stupisce perchè, a mio parere, riesce a far sentire il lettore il vero protagonista della storia.
Amare i libri significa apprezzarli, capirli, assaporarli lentamente per il puro piacere della lettura, non accumularli ed esibirli come trofei, nè tantomeno ridurli a semplice oggetto da vendere per accumulare profitti. È questo il messaggio più prezioso che Tora, Rintaro e Sayo si impegnano a divulgare.
Concludo la mia recensione citando un passaggio del romanzo che racchiude tutta l’essenza di questa opera.
“«Nei libri sono descritti i pensieri di molte persone. Persone che soffrono, che si rattristano, che gioiscono, che ridono… Venendo a contatto con le loro parole e le loro storie ci si immedesima e si provano le stesse sensazioni, e questo ci permette di conoscere meglio l’animo altrui. E quindi non solo di chi ci è vicino, ma persino di chi vive in mondi completamente diversi. Grazie ai libri, noi siamo in grado di sentirlo».
Aleggiava ancora un silenzio di tomba. Il rumore dei passi non era ripreso. Come incoraggiato da quel silenzio, Rintaro continuò: «Non si devono ferire gli altri. Non bisogna vessare i deboli, e si deve dare una mano a chi è in difficoltà. C’è chi dice che tutto questo sia scontato. Ma in realtà non è più così. E non solo, ma ora c’è anche chi si chiede se sia davvero necessario. Ci sono molte persone che non capiscono perchè non si debba ferire gli altri. E non è facile dar loro una spiegazione. Perchè non si tratta di un ragionamento logico. Ma leggendo i libri lo si può capire. Si comprende facilmente una cosa molto più importante di qualsiasi discorso articolato, e cioè che gli uomini non vivono da soli su questa terra».
Rintaro mulinava disperatamente le parole contro quell’interlocutore invisibile. «Credo che il potere dei libri sia quello di insegnarci l’empatia verso gli altri. È una forza che infonde coraggio a molti e li sostiene»“.