Diego Galdino e la sua “storia straordinaria”
Da qualche giorno ho finito di leggere l’ultimo romanzo scritto da Diego Galdino, “Una storia straordinaria“. Pubblicato a febbraio 2020 ed edito da Leggereditore, “Una storia straordinaria” ha riscosso enorme successo tra il pubblico, riuscendo, ancora una volta, a far sognare lettori di tutte le età!
Classe 1971, Diego Galdino è nato e cresciuto a Roma, città in cui tutt’ora vive.
Dopo aver terminato gli studi superiori Diego inizia a lavorare nel bar di famiglia, attività che non ha mai abbandonato, affiancandola a quella di scrittore. Ancora oggi Diego si alza ogni mattina alle cinque per aprire il suo bar, dove prepara i caffè più fantasiosi della città!
Autore di successo internazionale, i suoi libri sono tradotti nei paesi di lingua spagnola, in Polonia, Bulgaria, Serbia, Germania ed Austria.
Ha esordito con “Il primo caffè del mattino”, di cui sono stati venduti anche i diritti cinematografici in Germania, seguito da “Mi arrivi come un sogno”, “Vorrei che l’amore avesse i tuoi occhi”, “Ti vedo per la prima volta”, “L’ultimo caffè della sera”, tutti pubblicati con Sperling & Kupfer, mentre “Bosco bianco”, è stato autopubblicato per una scelta di cuore.
“Una storia straordinaria” è l’ultima fatica letteraria di Diego Galdino.
Intervista a Diego Galdino
Dopo aver letto “Una storia straordinaria” ho avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con Diego Galdino. Ecco cosa mi ha raccontato!
Lei è noto come lo “scrittore-barista” perché ogni mattina va a lavorare al suo bar a Roma per preparare caffè e cappuccini ai suoi clienti. Le tante persone con cui si interfaccia ogni giorno sono fonte di ispirazione nell’elaborazione dei personaggi presenti nei suoi romanzi?
“Mi piace creare storie, magari aggiungendo qualche esperienza personale, o proiettando me stesso sui protagonisti del libro, facendo fare loro cose che io nella realtà non farei… I personaggi dei miei libri li uso un po’ come degli avatar!
Di solito mi sveglio tutte le mattine alle quattro, scrivo per un’ora e mezza e poi vado ad aprire il Bar. Può capitare che tra un caffè e l’altro mi venga qualche idea, così prendo un tovagliolino di carta e me la segno, per poi svilupparla una volta tornato a casa.
Credo che il bar si presti bene, perché racchiude al suo interno una galassia di persone diverse che girano intorno al bancone come i pianeti intorno al Sole, prendendo dal caffè quel calore, quell’energia che ti accompagnerà, anzi che ti farà compagnia per il resto della tua giornata. In cambio queste persone permettono, con le loro storie di vita vissuta, le loro manie, i loro caratteri simili o sempre diversi, al Sole/bancone di adempiere al suo dovere a ciò che ne rende indispensabile per se stesso e per gli altri la sua stessa esistenza”.
Sarebbe disposto ad “abbandonare” la sua attività di barista per dedicarsi completamente alla scrittura?
“Il Bar è casa mia, ci sono nato nel vero senso della parola. Non so vedermi in nessun altro posto e poi mi piace l’idea di dare a tutti i miei lettori sparsi per il mondo la possibilità di trovarmi sempre”.
Nel suo ultimo romanzo, “Una storia straordinaria”, oltre a Luca e Silvia un altro protagonista indiscusso è il cinema. Da dove nasce la sua passione per il cinema?
“Il cinema è una parte inscindibile della mia vita, una passione che mi accompagna fin da bambino, grazie a mio padre che mi portava spesso al cinema a vedere ogni genere di film. Da Sandokan a 007, da Rocky a Star wars”.
Lei ha sempre vissuto a Roma? Continua a trovare nella sua città sempre nuovi stimoli ed a scoprire nuove bellezze?
“Roma è una città che non finisce mai! Puoi viverci una vita intera e l’ultimo giorno della tua esistenza trovare un angolo meraviglioso che ancora non avevi mai visto”.
I suoi romanzi sono stati tradotti in otto Paesi Europei ed in Sudamerica. Quando ha iniziato la sua attività di scrittore immaginava una così ampia diffusione dei suoi libri?
“Sì me l’aspettavo, perché all’estero sono più abituati di noi a leggere bei libri“.
Quali autori hanno contribuito alla sua formazione letteraria? E a quali scrittori si ispira maggiormente?
“Sono tanti gli scrittori a cui devo essere grato, perché leggere le loro opere ha sicuramente contribuito a fare di me lo scrittore che sono. Penso a Jane Austen, Nicholas Sparks, Mark Levy, Musso, Paullina Simons, Evans”.
Immagino che per uno scrittore ogni romanzo sia diverso dagli altri. Cosa rappresenta per lei “Una storia straordinaria”?
“Una storia straordinaria è una specie di testamento sentimentale letterario, l’eredità del mio cuore che ho deciso di lasciare alle mie figlie”.
Chi sono Luca e Silvia?
“Luca sono io e Silvia è l’amore. Ho provato ad immaginare cosa avrei fatto, come sarebbe stata la mia vita se improvvisamente mi fosse stata tolta la possibilità di guardare le persone che amo, Roma, i film. Silvia è l’amore che ti aiuta a superare i tuoi limiti e le tue paure, quell’amore che fa di qualsiasi vita una vita che vale sempre la pena di vivere“.
Luca vive la disabilità che lo ha colpito in maniera “positiva”. Dopo la disperazione iniziale ha adattato i propri ritmi ed il proprio lavoro alla sua nuova condizione e ciò gli ha consentito di continuare a vivere la propria vita. Si è mai chiesto come reagirebbe se, da un giorno all’altro, si trovasse nella stessa situazione di Luca?
“Ho cercato d’immaginare cosa avrei fatto se mi fosse capitato di perdere improvvisamente quello che ho sempre considerato il più importante tra i cinque sensi. Mi sono immedesimato
nel mio personaggio cercando d’interpretarlo come avrebbe fatto un attore in un film. Ho pensato a Tom Hanks in Philadelphia. Ho cercato di scrivere di Luca dando veramente il meglio di me come scrittore, forse non nella forma, ma nella sostanza assolutamente sì”.
Quale messaggio intende trasmettere al pubblico che leggerà il suo ultimo romanzo?
“Che ci vuole la giusta lentezza per vivere in tutti i ‘sensi’ ogni singolo momento di una storia d’amore, per far sì che essa possa essere sempre straordinaria!”.
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