La figlia oscura di Elena Ferrante
Titolo: La figlia oscura
Autrice: Elena Ferrante
Pagine: 141
Editore: Edizioni e/o
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Recensione
“La figlia oscura” è il terzo romanzo scritto dall’autrice (forse?) napoletana Elena Ferrante, prima della pubblicazione della famosa serie iniziata con “L’amica geniale”.
Leda, di origini napoletane, è una professoressa universitaria di letteratura inglese, divorziata da anni e mamma di Marta e Bianca. Le ragazze, poco più che ventenni, decidono di trasferirsi in Canada, per raggiungere il padre.
Leda decide così di partire per qualche giorno di vacanza, in un paesino del sud Italia affacciato sul mare. Dopo qualche giorno di riposo, la donna si imbatte in una chiassosa ed ingombrante famiglia napoletana, con cui condivide la spiaggia semi deserta che ha scelto per trascorrere la vacanza.
“Erano tutti imparentati, genitori, nonni, figli, nipoti, cugini, cognati, e ridevano con risate rumorose[…]. Un gruppo familiare largo, simile a quello di cui avevo fatto parte io quando ero bambina, stessi scherzi, stesse sdolcinatezze, stesse rabbie“.
Nina, insieme a sua figlia Elena di tre anni, è la più giovane di questa variegata famiglia e proprio loro attirano l’attenzione di Leda.
La donna le scruta, ne studia i comportamenti di mamma all’apparenza felice e soddisfatta, ma allo stesso tempo è incuriosita dalla finezza della giovane madre rispetto ai membri della grande famiglia rumorosa, arrivando a chiedersi cosa ci facessero madre e figlia in quel gruppo così diverso da loro. “Mi sembrò un’anomalia del gruppo, un organismo misteriosamente sfuggito alla regola, la vittima ormai assuefatta di un rapimento o di uno scambio nella culla“.
Con molta prudenza da parte di entrambe, Leda e Nina si avvicinano, si concedono brevi chiacchierate, spesso interrotte da qualche membro invadente della famiglia di Nina.
Un giorno Leda compie un gesto solo apparentemente privo di significato: ruba la bambola Nani, il giocattolo preferito della piccola Elena.
La perdita della bambola determinerà una sorta di regressione nella piccola Elena e getterà nello sconforto Nina, facendone emergere la vera personalità, fatta di frustrazioni, stanchezza e voglia di fuga, il tutto accompagnato all’insofferenza nei confronti di una famiglia troppo presente.
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Ho letto questo romanzo durante la mia prima gravidanza e devo dire che mi ha letteralmente scioccata!
Ne “La figlia oscura” Elena Ferrante si concentra, infatti, principalmente sul rapporto madre-figlio e su come questo non sia necessariamente un sentimento positivo.
Le due madri protagoniste del romanzo, Leda e Nina, sono solo apparentemente diverse tra loro.
Leda ci viene descritta come una madre egoista, a tratti snaturata. Le figlie sono partite per il Canada e lei si sente stranamente sollevata, inoltre le ha abbandonate quando avevano quattro e sei anni per inseguire il suo sogno di diventare docente universitaria. Per tre anni Leda non ha più visto nè sentito Bianca e Marta e, alla domanda di Nina su perchè le avesse lasciate, Leda risponde: “Le amavo troppo e mi pareva che l’amore per loro mi impediva di diventare me stessa“. Dopo tre anni Leda ritorna a casa, ma ancora una volta lo fa per soddisfare un suo bisogno, non certo per amore delle sue figlie. La donna dice di essersi “sentita più inutile e disperata senza di loro che con loro” e di aver avuto la fortuna di essersene resa conto in tre anni e trentasei giorni.
Nina appare invece come una madre dolce e premurosa nei confronti della sua bambina. Le due vivono in simbiosi, hanno un continuo bisogno di un contatto fisico che le faccia sentire l’una parte dell’altra. Tutto questo equilibrio si incrina però dinanzi ad un episodio apparentemente banale: la perdita della bambola di Elena.
Grazie a Leda, Nina sembra pian piano riscoprire la propria identità, cerca di elevarsi grazie all’esempio di Leda, così da emergere dal ruolo di madre e basta che le è stato imposto. Ma la scena finale del libro, che ovviamente non rivelerò, la riporterà nel suo ambiente d’origine in cui resta suo malgrado intrappolata.
“La figlia oscura” tocca temi spinosi per ogni donna: la difficoltà di essere madre, la necessità di non sentirsi soffocate dai propri figli e di far convivere la propria identità con quella dei propri figli, la solitudine e l’incomprensione all’interno della famiglia d’origine. Elena Ferrante lo fa con un linguaggio duro, spinoso, in un’ambientazione inquietante che ricorda quasi quella di un romanzo gotico e che rende questo libro, a mio parere, indimenticabile.
I temi della famiglia sono sempre importanti per tutti noi ed avere libri che ci aiutino ad affrontarli, viverli ed elaborarli è fondamentale. La recensione è molto utile: ci prepara e suggerisce il miglior approccio ad un libro così importante.
Ho letto questo libro l’anno scorso, trovandolo valido ma non indimenticabile (della Ferrante preferisco “I giorni dell’abbandono”). Si tratta comunque di un libro coraggioso, a mio avviso, perché narra e affronta una tematica complessa: i sentimenti contrastanti di una madre verso i propri figli. Lo stereotipo della mamma sempre generosa, dedita, eternamente pronta e presente, così radicato soprattutto in Italia, s’infrange in questo romanzo, mettendo in luce l’ambivalenza che non di rado esiste nel rapporto madre-figli. Evidenzia, nel corso della storia, anche la confusione e contradditorietà di Leda, che non riesce ad essere madre fino in fondo, restando in qualche modo ancora e sempre individualista. E questo, le figlie l’hanno oramai ben metabolizzato.