Recensione “La mia lotta per la libertà” di Yeonmi Park
Titolo: La mia lotta per la libertà
Autore: Yeonmi Park
Pagine: 297
Editore: Bompiani Overlook
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Trama
Yeonmi Park è nata nel 1993 a Hyesan, piccolo villaggio situato al confine tra la Corea del Nord e la Cina. Nel libro “La mia lotta per la libertà” racconta la sua incredibile storia, dall’infanzia vissuta sotto il regime di di Kim Jong-il, alla fuga in Cina, fino all’arrivo in Corea del Sud, attraversando il gelido deserto del Gobi.
Lì finalmente troverà la libertà di poter studiare e vivere la propria giovinezza e si farà portavoce dei tanti dissidenti nordcoreani rifugiati in Corea del Sud, impegnandosi nella difesa dei diritti umani e delle libertà individuali nel mondo.
La mia opinione
Ho letto “La mia lotta per la libertà” per caso, non conoscevo l’autrice né la sua storia.
Mi ha lasciato letteralmente senza parole, è un libro intenso, dal linguaggio a tratti crudo, ma che si lascia leggere velocemente; l’autrice racconta infatti con sapiente lucidità le proprie tragiche esperienze, senza mai annoiare il lettore.
Personalmente non avevo mai approfondito la storia della Corea del Nord, il clima di terrore in cui la popolazione vive, nonché i trattamenti disumani che la dinastia Kim riserva agli oppositori politici o presunti tali.
Sembrerà scontato ribadirlo, ma questo libro conferma le criticità ed atrocità che si nascondono dietro qualsiasi forma di dittatura, qualunque ne sia il colore politico.
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L’essere umano diventa un oggetto nelle mani della classe politica, pedina di uno scacchiere in cui le regole del “gioco” vengono dettate unilateralmente e non vi è possibilità alcuna di opporre un minimo di resistenza.
I bambini nord coreani non conoscono il significato delle parole “spensieratezza”. Da piccoli vengono educati alla diffidenza assoluta nei confronti di tutti anche dei parenti prossimi: ognuno infatti potrebbe fraintendere frasi, parole o espressioni “compromettenti” e denunciare il malcapitato, indipendentemente dal legame di parentela. Il terrore per il regime e l’annientamento della propria coscienza sono tali che la stessa famiglia emargina un proprio membro qualora egli avesse commesso atti “sconvenienti” per il regime, senza mostrare alcuna pietà o senso di unione familiare.
A scuola si viene educati all’obbedienza cieca nei confronti del potere costituito, senza la minima possibilità di sviluppare il proprio senso critico, né di confrontarsi con realtà diverse dalla propria (“Ogni Capodanno Kim Jong-Il faceva una dichiarazione che dovevamo imparare a memoria. Nel 2007 fu di nuovo la stessa solfa: i Nordcoreani erano i più forti, dovevamo sconfiggere i nostri nemici, l’economia si stava riprendendo. Ma non riuscivamo più a credere alla propaganda perché le nostre vite stavano peggiorando”).
Gli studenti ricevono ovviamente un’immagine del proprio Paese falsata, finta, costruita a tavolino per sembrare perfetto; il tutto si traduce con l’annientamento delle coscienze individuali.
Un libro che può essere letto, a mio avviso, da qualsiasi lettore, qualunque ne sia l’età.
Inviterei, principalmente, i giovani, gli adolescenti in particolare, a leggerlo, fascia d’età in cui si ha particolarmente bisogno, a mio avviso, di capire la forza e la caparbietà che si celano dietro la realizzazione di un sogno.
“Non sognavo la libertà quando fuggii dalla Corea del Nord. Non sapevo nemmeno cosa volesse dire essere liberi“.