Titolo: L’alba del mondo
Autore: Rhidian Brook
Pagine: 328
Editore: Sperling & Kupfer
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Recensione de “L’alba del mondo” di Rhidian Brook
Amburgo, 1946. La seconda guerra mondiale si è da poco conclusa, ma la Germania è ben lontana dal ritorno alla normalità.
Il Paese dilaniato dalla guerra è stato suddiviso in quattro zone assegnate ai vincitori inglesi, francesi, americani e russi. La furia della guerra ha decimato intere famiglie e distrutto molte città, insieme alle vite dei loro abitanti.
Lewis Morgan, Colonnello inglese che durante il conflitto si è distinto per lealtà e senso di giustizia, è stato incaricato di supervisionare le operazioni di ricostruzione di Amburgo. A Lewis toccherà l’ingrato compito di requisire una splendida residenza sul fiume Elba, di proprietà dell’architetto tedesco Stefan Lubert. Lì sta per raggiungerlo sua moglie Rachel inseme al loro unico figlio superstite.
Ma il senso di lealtà di Lewis è più forte dell’odio seminato dalla guerra. Così il Colonnello decide di non scacciare Lubert e sua figlia Frieda dalla loro casa, ai quali assegna il piano superiore dell’enorme dimora.
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Lewis nutre profondo rispetto nei confronti dei tedeschi e non dimentica che i vinti sono prima di tutto esseri umani. Egli comprende che il sentimento di attaccamento alla propria casa insieme al ricordo degli affetti spazzati via dalla guerra sono tutto ciò che tiene in vita Lubert e sua figlia, miracolosamente sopravvissuti al conflitto.
“A ogni bella stanza accompagnata da piccole informazioni intime (“Qui è dove amavamo stare a guardare le barche”, “Qui ci piaceva giocare a carte”) il disagio di Lewis aumentava, come se Lubert gli stesse rovesciando sulla testa carboni ardenti. Avrebbe preferito cogliere qualche segno di ostilità, o perlomeno un accenno di resistenza silenziosa, insomma qualunque cosa potesse facilitargli il compito, e invece quel giro della casa così beneducato, così vecchio stile, peggiorava soltanto la situazione” .
La propaganda inglese dipinge però i tedeschi come criminali spietati di guerra e mette in guardia gli inglesi sui rischi che corrono nell’instaurare rapporti con i vinti. Ed infatti Rachel, una volta giunta in Germania, è comprensibilmente stupita e spaventata dall’idea di convivere con Stefan e Frieda.
Le bombe tedesche hanno ucciso il suo primogenito ed ora lei si ritrova costretta a convivere con gli “assassini” di suo figlio. Ma lo stesso destino è toccato a Claudia, moglie di Stefan, uccisa durante i bombardamenti inglesi.
Sarà quindi proprio il dolore che accomuna le due famiglie ad avvicinare Rachel a Stefan e Frieda e, quindi, ad accettare la scelta del marito. L’accettazione del dolore e del lutto consentirà alle due famiglie di ricominciare una nuova vita, all’insegna del rispetto e della tolleranza tra popoli un tempo nemici.
Vincitori e vinti hanno entrambi “perso” qualcosa di caro e proprio la Germania, nell’immediato dopoguerra, ha continuato a perdere pezzi della propria identità. Rhidian Brook, ispirato da una storia familiare simile a quella narrata ne “L’alba del mondo”, ci descrive le ingiustizie compiute dai suoi connazionali in terra tedesca, in un periodo raramente narrato nei romanzi storici di ambientazione bellica.
“L’alba del mondo” ci insegna che la guerra non potrà mai cancellare la dignità di chi è costretto a ripartire accettando i propri errori e l’umanità innata di chi, nonostante i dolori vissuti, continua ad avere fiducia negli altri.