Le ricette della Signora Tokue
Durian Sukegawa
Titolo: Le ricette della Signora Tokue
Autore: Durian Sukegawa
Editore: Einaudi
Pag: 180
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“Le ricette della Signora Tokue” è un libro che avevo inserito nella mia “wish list” virtuale da tempo. Da appassionata di pasticceria (e di lettura), questo libro non poteva certo mancare nel mio blog di recensioni di libri!
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LA STORIA
Sentaro è un giovane dal temperamento schivo, che gestisce una piccola pasticceria specializzata nella vendita di dorayaki, pasticcini giapponesi ripieni di an, confettura di fagioli azuki.
Tutte le mattine Sentaro alza controvoglia la saracinesca del suo “Doraharu“, in attesa di studenti, impiegati e clienti di passaggio che mangeranno frettolosamente un dorayaki. I gesti di Sentaro si ripetono uguali, giorno dopo giorno, senza alcuno slancio, infelice del lavoro che svolge. L’insoddisfazione di Sentaro traspare dall’assenza di passione nella preparazione dei dolci che vende, dalla noncuranza nei confronti dei suoi clienti, i cui schiamazzi finiscono addirittura per infastidirlo.
Un giorno come tanti, sotto l’enorme ciliegio in fiore che si trova proprio di fronte al negozio, compare un’anziana signora, di statura bassa e dalle mani deformi e nodose. Il suo nome è Tokue e chiede a Sentaro di lavorare nella sua pasticceria, anche in cambio di una paga irrisoria. Il giovane, dopo tanta insistenza, seppur perplesso, finisce per accettare.
La Signora Tokue rivela pian piano le sue doti di pasticciera e svela a Sentaro come preparare una perfetta confettura di an.
Il fatturato della pasticceria aumenta incredibilmente, Sentaro è costretto a recarsi al negozio all’alba per preparare personalmente l’an secondo la ricetta di Tokue, a qualsiasi ora del giorno vi è una lunga fila di clienti desiderosi di assaggiare i “nuovi” dorayaki.
Finchè un giorno il “segreto” che Tokue si porta dentro viene pian piano alla luce. Così, come l’autunno appena iniziato priva il ciliegio di fronte alla pasticceria della sue foglie, così il successo faticosamente conquistato da Sentaro svanisce rapidamente.
RECENSIONE “LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKUE”
Sono un’amante della letteratura giapponese, adoro il modo di approcciarsi alla vita e alle sue avversità tipico del popolo giapponese, quindi il mio giudizio su questo romanzo non può che essere positivo!
Con “Le ricette della Signora Tokue” Durian Sukegawa non si limita a narrare una storia dalla trama, peraltro, poco articolata. Fa molto molto di più!
L’autore ci racconta tante storie quante sono le vite dei personaggi che il destino fa incontrare grazie ai dorayaki e lo fa con la leggiadria e la delicatezza che contraddistingue gli scrittori giapponesi.
Predominante è il tema del riscatto sociale, che accomuna Sentaro e Tokue.
Sentaro è un ex detenuto, a cui il proprietario di Doraharu ha dato una “seconda possibilità” assumendolo nel suo locale. Solo per questo egli accetta di svolgere un lavoro noioso e frustante. Grazie agli accorgimenti di Tokue, però, Sentaro comincia a lavorare con più slancio e passione.
E poi c’è la Signora Tokue, che incarna tutta la grazia, la gentilezza e la nobiltà d’animo tipica del popolo giapponese.
Tokue ha alle spalle un passato travagliato. A quattordici anni contrae il morbo di Hansen, ovvero la lebbra. Ammalarsi di lebbra nel dopoguerra significava essere marchiati a vita e restare relegati ai margini di una società ignorante e disinformata sulle ampie possibilità di guarigione dalla malattia.
Per tutta la sua vita Tokue vive in una sorta di ghetto insieme ad altri ex lebbrosi:
“Passi quando ero malata, ma nemmeno una volta guarita sono potuta uscire dal sanatorio. Per quanto desiderassi follemente lavorare e rendermi utile, di fatto ero prigioniera di questa siepe, e vivevo grazie alle tasse pagate dagli altri. Non so più quante volte ho desiderato di morire“.
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Grazie ad un’incredibile forza interiore Tokue vince le proprie frustrazioni, domina le proprie debolezze e trova il coraggio di “attraversare” la siepe di agrifoglio che delimita il sanatorio. Ed è così che, seppur per poco tempo, grazie a Sentaro Tokue trova il suo posto nella società che tanto aveva sognato durante gli anni della segregazione.
La pasticceria diventa per la saggia Tokue cura per il suo animo tormentato, fonda un circolo di pasticceria all’interno del sanatorio e coinvolge altre persone accomunate con cui condivide gli stessi affanni.
“Ecco perchè facevo i dolci: per nutrire tutte le persone che avevano accumulato lacrime. E così che anche io sono riuscita a vivere”
Con le sue parole delicate Durian Sukegawa ci coinvolge nella preparazione dei dorayaki, riescendo quasi a farci percepire il profumo dell’an preparato da Tokue, con i suoi gesti minuziosi e scrupolosi. “Di lì a breve, Tokue tolse il tagliere dalla pentola. Osservò gli azuki e poi versò dell’acqua fredda nel sawari. Per lavarli, disse. Li bagnò a più riprese, accarezzandoli con la punta delle dita, finchè l’acqua non fu limpida. La faccia era sempre incollata ai fagioli. Sentaro pensò che sembrava una cercatrice d’oro”.
Consiglio vivamente questo libro, ma soprattutto invito tutti a leggere con molta attenzione la lettera che Tokue scrive a Sentaro. Vi sarà di conforto nei momenti bui e tutte quelle volte in cui, purtroppo, ci risulterà difficile trovare un senso alla nostra vita.
“Perchè io credo che qualsiasi siano i nostri sogni, prima o poi troveremo per forza ciò che cerchiamo, grazie alla voce che ci guida. La vita di un essere umano non è mai uniforme: ci sono momenti in cui il colore cambia di colpo!”