Recensione “Nel silenzio delle nostre parole” di Simona Sparaco
Titolo: Nel silenzio delle nostre parole
Autore: Simona Sparaco
Pagine: 280
Editore: DeA Planeta
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La storia
Berlino – Nell’ appartamento 3b situato al secondo piano di un palazzo e da tempo disabitato, un frigorifero va in cortocircuito, scatenando un terribile incendio. Le fiamme si propagano e velocemente divorano tutto ciò che incontrano.
In quel palazzo si intrecciano le storie dei personaggi che vi alloggiano.
Alice, studentessa italiana a Berlino grazie al programma Erasmus, dove ha conosciuto il giovane Matthias. Polina, ex ballerina classica e giovane madre infelice, alle prese con un bambino non voluto. Bastien, figlio di una coppia di anziani, con un passato difficile alle spalle, che cerca di ricucire il rapporto ormai deteriorato con i propri genitori. Infine Hulya, che gestisce il negozio situato di fronte al palazzo e che per prima si accorge dell’incendio.
Il mio giudizio
Ispirato al tragico incendio della Grenfell Tower di Londra avvenuto il 14 giugno 2017, l’ultimo romanzo di Simona Sparaco si caratterizza per la straordinaria sensibilità con cui affronta il delicatissimo tema della morte.
La morte che si intreccia alla vita, quasi sfiorandola, e che talvolta riesce a prendere il sopravvento su di essa, mentre altre volta è la vita, con la sua forza dirompente, ad avere la meglio anche sulle devastanti fiamme di un incendio.
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E proprio in questi casi sarà proprio la morte a dare a chi resta un nuovo coraggio, una nuova forza per affrontare e metabolizzare il lutto, diventando a sua volta sinonimo di rinascita. La rinascita sarà per chi resta un processo lungo, difficile, ma non per questo irrealizzabile, che si manifesterà per ognuno dei personaggi in modo diverso, e che darà a tutti una nuova speranza per affrontare la vita.
Altro tema centrale è il rapporto madre – figlio/a. In particolare la scrittrice sofferma più volte l’attenzione sull’incapacità di comunicare tra genitori e figli, problematica talvolta presente fin dalla più tenera età, come accade alla giovane Polina che non riesce ad interpretare i ripetuti pianti del suo bambino, nè ad assecondarne i bisogni.
Lo stesso vuoto è presente anche nel rapporto che Alice ha con sua madre e solo in punto di morte riuscirà a colmarlo, urlandole quanto le voglia bene.
La tematica delle parole non dette, a lungo meditate ma mai comunicate, pensando che ci sarà sempre un momento più opportuno per farlo, è qualcosa che è presente probabilmente in ognuno di noi; le incombenze quotidiane, gli impegni, ci convincono troppo spesso a pensare che c’è sempre tempo per comunicare qualcosa, ma purtroppo può anche accadere che un domani non verrà.
I personaggi del romanzo prendono consapevolezza di ciò solo nel momento in cui le fiamme avvolgono i propri appartamenti, e quindi la loro vita, ed lì che scatta la necessità di urlare al mondo, ovvero ai propri cari, i sentimenti a lungo celati.
Questo romanzo si caratterizza per la sua incredibile scorrevolezza, nonostante gli eventi tragici che narra.
Assolutamente consigliato!