“SEDICI PAROLE”
NAVA EBRAHIMI
Titolo: Sedici parole
Autrice: Nava Ebrahimi
Pagine: 330
Editore: Keller
Giudizio: ✱✱✱✱✲
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Romanzo d’esordio dell’iraniana Nava Ebrahimi, “Sedici Parole” spalanca le porte di un paese tanto misterioso quanto affascinante: l’Iran.
Pubblicato in Austria nel gennaio 2019, “Sedici parole” ha ricevuto il Premio del libro austriaco, categoria “Miglior debutto dell’anno“, nonchè il Premio Morgenstern.
Questo romanzo non può mancare nella libreria di chi ha voglia di farsi incuriosire da una voce nuova della letteratura mittleuropea, lasciandosi sedurre dalle contraddizioni di un Paese dalla storia millenaria!
TRAMA
Mona è una giovane iraniana emigrata a Colonia all’età di quattro anni.
Ricevuta la notizia della morte di sua nonna, Mona e sua madre tornano in Iran per porgere l’ultimo saluto a maman bozorg.
Ad aspettare Mona ci sono le cugine di sua madre, le anziane zie, ma anche ricordi di famiglia, vecchie fotografie e una relazione compromettente lasciata in sospeso.
Mona ha in programma di restare in Iran solo una settimana, giusto il tempo di porgere un ultimo saluto all’irriverente e sfrontata nonna. Ma complici l’innata attrazione verso il proprio Paese d’origine e la telefonata inaspettata del suo vecchio amante Ramin che la invita per un viaggio nell’antica città di Bam, Mona si trattiene in Iran ben oltre il tempo previsto.
Chi era davvero maman bozorg? E quale segreto si nasconde dietro l’espressione enigmatica e taciturna della giovane madre di Mona? Da cosa fuggivano Mona e sua madre quando la donna, appena diciottenne, si imbarca con la sua bambina su un volo diretto per Colonia?
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RECENSIONE
Ci sono parole impresse nella nostra mente da sempre. Parole ripetute di continuo, su cui si è plasmata la tua personalità, che custodiscono segreti inconfessabili, aneddoti piacevoli, ricordi dal sapore amaro o antiche tradizioni di famiglia.
Per Mona sono sedici parole in lingua persiana, la lingua del Paese in cui è nata.
“All’inizio fu una sola. Una parola che, agile e svelta, mi assalì, come poi tutte le altre sedici, dopo un’imboscata. Non riuscivo a difendermi, le parole tornavano sempre di nuovo a impormi il loro messaggio: qui c’è ancora un’altra lingua, la tua lingua madre, non credere che quella che parli sia davvero la tua“.
È da queste parole che ha origine il romanzo di esordio di Nava Ebrahimi, sedici parole ognuna per ogni capitolo della storia. Le parole in lingua persiana che Mona ha sempre ascoltato in famiglia diventano il pretesto per raccontare la sua storia, per far affiorare alla memoria ricordi nascosti e per ricostruire il puzzle intricato della sua vita.
Sullo sfondo, e sempre protagonista della storia, c’è l’Iran. Paese che ha alle spalle millenni di storia ed altrettante contraddizioni, che attira e allo stesso tempo respinge Mona, straniera in Iran e mai troppo tedesca in Germania. Un Iran diviso tra chi cerca “di essere come gli occidentali” ed un’anziana signora custode di un pensionato femminile “che esortava le ragazze a togliere il rossetto quando uscivano la sera“, tra giovani amici complici nelle rispettive relazioni extraconiugali e che allo stesso tempo si recano insieme ai propri genitori a casa della fidanzata per chiederla in sposa, fieri di esserne il khastegar.
Con sedici parole Nava Ebrahimi non racconta solo la storia di Mona, che probabilmente si avvicina anche alla sua, ma rivela tradizioni, usanze e costumi.
Solo alla fine del libro l’autrice chiude il cerchio intorno alla vita di Mona e della sua famiglia, conducendo delicatamente per mano il lettore verso una verità scottante.