“Tutti i colori del mondo” di Giovanni Montanaro
Titolo: Tutti i colori del mondo
Autore: Giovanni Montanaro
Pagine: 138
Editore: Feltrinelli
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Recensione
“Caro Signor Van Gogh,
non sono sicura che leggerete mai questa lettera. Non so se avrò il coraggio di chiudere la busta e spedirvela. E non so neppure se vi ricordate di me, se qualcosa del mio viso, della mia voce, vi è rimasta nella memoria. Lo spero, anche perchè ho l’impressione che dentro di voi ci sia qualcosa di tutti quelli che avete incontrato, di tutte le cose che avete visto, e fatto.”
Così inizia “Tutti i colori del mondo“, romanzo scritto dall’autore veneziano Giovanni Montanaro, che ha per protagonisti il pittore fiammingo Vincent Van Gogh e la giovane Teresa Senzasogni.
“Tutti i colori del mondo” è una lunga ed appassionata lettera, dai toni intimi e dolci, che Teresa scrive al “Signor Van Gogh”, conosciuto anni prima nel villaggio fiammingo di Gheel. A distanza di diversi anni dal loro primo incontro Teresa Senzasogni trova finalmente la forza ed il coraggio di scrivere a Van Gogh.
La sua non è una lettera formale, nè un semplice saluto rivolto ad un amico di cui non si ha più notizie, ma è molto molto di più.
Teresa chiede al pittore di aiutarla, seppur virtualmente, a ricordare la sua infanzia serena con i genitori adottivi, gli racconta il rimpianto per non aver mai conosciuto sua madre, il dolore per i pregiudizi ed il peso delle superstizioni nei confronti dei malati psichiatrici.
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Tra un ricordo e l’altro Teresa racconta a Van Gogh di quando, una mattina in miniera, ha scoperto di predire il futuro e del trasferimento a Gheel, il “Paese dei matti”, dopo la morte dei genitori adottivi. Propri lì, a casa Vanheim, Teresa Senzasogni incontra Van Gogh. Teresa è attratta dal pittore, lo scruta di nascosto mentre disegna, cancella pagine e strappa interi fogli e confessa che proprio in quei giorni a Gheel ha cominciato ad innamorarsi di lui.
“Certe volte ci accadono cose troppo grandi, che non stanno dentro le parole, che spandono dappertutto come una fontana che versa in un secchio già pieno.”
Ma proprio dopo la partenza da Gheel di Van Gogh la vita di Teresa verrà stravolta dall’incontro con il Dottor Tarascon, che catapulterà la donna in un baratro da cui non riuscirà più ad uscire.
L’essenza di questo romanzo si rivela con tutta la sua forza proprio sul finale. Dopo una serie di visite mediche si cerca di imporre a Teresa una “nuova normalità”, che però non è quella che lei ritiene congeniale a sè stessa. Si cerca di correggere la sua identità, di imporre con la forza dei metodi più brutali un modello in cui la donna non si ritrova, fino ad annientarne la personalità.
Il messaggio che questo libro intende trasmettere al lettore è che la normalità non è ciò che appare razionale, oggettivo o giusto, ma ciò che la nostra essenza ritiene più congeniale.
La storia di Gheel
Dopo aver letto “Tutti i colori del mondo” mi sono documentata sulla storia di Gheel e devo dire di essere rimasta letteralmente a bocca aperta!
Nel Medioevo Gheel era sede del santuario di Santa Dimfna, nota per curare le malattie mentali. I malati venivano infatti inviati a Gheel per chiedere la “grazia” alla Santa.
Sin dal 1300 Gheel era una vera e propria comunità di accoglienza per malati mentali, accolti in famiglie “normali”, grazie anche ad incentivi in denaro da parte dello Stato.
Alla fine del 1800 a Gheel vi erano circa 3000 malati ospiti di famiglie del paese, che contava circa 20000 residenti. In questo modo i malati psichiatrici, non venivano guariti da Santa Dimfna, ma venivano introdotti in uno stile di vita “familiare”, potendo svolgere anche attività lavorative, secondo le proprie capacità.
Forse è stato proprio questo il “miracolo” di Santa Dimfna?
Recensione bellissima,in particolare quando si cita l’ambiguità insita nella concezione di “normalità”:cos’è normale?Quello che si ritiene normale o la concezione di Teresa?
Questa come le altre recensioni sono un piacere da leggere,in qualsiasi forma o contesto,trasmettetendo serenità