Intervista a Nicoletta Bosio, autrice del libro “L’inverno in estate”
Fabio Vasta, dopo aver letto “L’inverno in estate” di Nicoletta Bosio, ha intervistato la scrittrice milanese.
Ecco cosa si sono detti!
A quale età ti sei avvicinata al mondo della scrittura?
“Mi sono avvicinata alla scrittura da bambina, dapprima scrivendo poesie, poi, da adolescente, buttando le basi per il mio primo romanzo”.
Ho avuto cura di leggere e recensire “L’inverno in estate”, notando la presenza di numerosi personaggi dai caratteri diversi. Quale tra questi hai trovato più difficile da rappresentare sulle pagine del libro?
“Forse Miguel, perché doveva sì dare l’impressione di essere più maturo della sua età, ma rimanendo pur sempre un bambino, quindi con la capacità di ragionamento adeguata alla sua età.
Mi ha un po’ aiutato la mia conoscenza del mondo dell’infanzia, ma il contesto era particolare, perciò rendere verosimili certi pensieri in un bimbo di dieci anni è stato un po’ difficile”.
Osservando altri titoli da te scritti e pubblicati, vedo che tratti spesso tematiche legate ai bambini o all’infanzia in generale. C’è qualcosa che ti lega a questo argomento o è una scelta che prendi prima della stesura di un libro?
“Direi che mi viene piuttosto spontaneo. A me piace pensare che sia perché in fondo non sono mai cresciuta, ma in realtà credo che sia una mia predisposizione naturale”.
Una canzone, un film o un libro che ha ispirato la tua opera?
“Ci sono state molte canzoni che mi hanno ispirato, come sempre accade. Spesso quando scrivo metto in sottofondo una musica che mi aiuti ad entrare nel mood giusto. Gli artisti che di solito ascolto sono David Bowie, Lou Reed e qualche frase particolare mi è stata ispirata da Enrico Ruggeri. E, parlando di libri, in qualche modo mi ha ispirata Oliver Twist”.
“L’inverno in estate” tratta temi delicati, in particolare quello dei maltrattamenti ai bambini. Pensi che il potere di un libro possa aiutare a sensibilizzare le persone riguardo un argomento?
“Mi piacerebbe che fosse così, ma più vedo e sento come si comporta l’essere umano, meno ho fiducia nella sua capacità di apprendere dai propri errori, motivo per cui temo che anche la letteratura, così ampia in questo senso, non sia di grande utilità.
So di avere forse una visione pessimistica, ma tendo a credere che l’essere umano sia in realtà più malvagio che buono di natura, pronto a sottomettere chiunque lo ostacoli nel perseguimento dei suoi egoistici scopi.
So che leggendo un libro in cui si raccontano molti soprusi siamo tutti propensi a tifare per i “buoni” e non vediamo l’ora di vedere i nostri eroi vendicati e redenti, ma siamo, appunto, nel mondo della fantasia… nella realtà funziona al contrario e chi per primo gridava “Ingiustizia”, se fosse al posto del personaggio del libro probabilmente si comporterebbe esattamente allo stesso modo.
No, temo che i libri non servano a sensibilizzare nessuno, ma a rafforzare i convincimenti di chi già la pensa così”.
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