“Mia madre è un fiume”
Donatella Di Pietrantonio
Titolo: Mia Madre è un fiume
Autrice: Donatella Di Pietrantonio
Pagine: 179
Editore: Elliot
Giudizio: ✱✱✱✱✱
Pubblicato nel 2011, “Mia madre è un fiume” è stato il primo di una lunga serie di successi della scrittrice abruzzese Donatella Di Pietrantonio.
Dopo aver letto “L’Arminuta” ho deciso di fare un salto all’indietro tra le opere di quest’apprezzata scrittrice e devo dire che, ancora una volta, Donatella Di Pietrantonio non ha deluso le mie aspettative!
Acquista su Amazon
RECENSIONE DI “MIA MADRE È UN FIUME”
Esperia Viola è stata una donna forte nel corpo e nello spirito, nata al confine tra i comuni di Colledara e Tossicia, nell’ “ultima abitazione prima dei monti, un piccolo sasso rotolato per sbaglio dal fianco orientale dell’Appennino abruzzese“.
Esperina, così la chiamano in famiglia, ha vissuto la sua infanzia tra le aspre montagne abruzzesi, dove, fin da piccola, non si sottrae al duro lavoro dei campi. Allo stesso tempo suo padre Fioravante, “uomo intelligente e appassionato“, insiste perchè le sue sei figlie frequentino la scuola. E così Esperia prosegue i suoi studi fino alle scuole medie, quando nei mesi di scuola si trasferisce dai nonni ad Atri e in estate ritorna a casa sua in montagna.
La vita di Esperia ce la racconta sua figlia, nel tentativo di mantenere vivi i ricordi di sua madre, ormai anziana ed affetta da Alzheimer.
L’infanzia spensierata fatta di feste di famiglia e corse a piedi scalzi tra i prati vicino casa, la giovinezza, il matrimonio con il suo amato cugino Cesare, la maternità ed infine il lento declino, dovuto alla malattia che spazza via i ricordi di un’intera vita.
Acquista su Amazon
Ed ecco che il racconto di eventi ormai passati, intervallati da scene di vita quotidiana di una Esperia ormai anziana, diventa anche un pretesto per indagare e riflettere sul difficile rapporto tra una madre anaffettiva, sempre troppo presa dai lavori di casa e della terra, e sua figlia, fin da piccola giudice severo di sua madre.
“A quaranta giorni hai notato che, invece di piangere come al solito, ti fulminavo con lo sguardo”.
Un rapporto “andato storto fin da subito“, con Esperia troppo educata al sacrificio ed al lavoro, per permettersi di stare ferma a coccolare a sua figlia. La giovane avverte l’assenza di sua madre, soffre in silenzio ed incamera il dolore. Salvo, poi, tramutare negli anni tale dolore in un vero e proprio rifiuto nei confronti di sua madre.
Ma l’atrofia cerebrale di cui Esperia è affetta colma parzialmente il divario che si è creato tra le due donne, invertendo così i ruoli di madre e figlia.
Dall’inizio alla fine della storia le due protagoniste rincorrono costantemente qualcosa: Esperia è sempre presa dal lavoro, mentre sua figlia fa di tutto per guadagnarsi l’affetto e l’attenzione di una madre troppo indaffarata, che dedica a sua figlia solo le poche energie che le restano dopo estenuanti giornate.
“Mia madre è un fiume” è il racconto di due vite che si intrecciano, si rincorrono e che, anche di fronte alla malattia ed al declino, non riescono mai del tutto ad amalgamarsi. Un libro brusco, forte, con cui Donatella Di Pietrantonio racconta, ancora una volta, un’altra faccia della maternità, quella lontana anni luce dalla perfezione e dall’idillio.
Acquista su Amazon
Concludo la recensione di questo toccante racconto con una citazione che mi ha colpito in modo particolare!
“Mi piaceva leggere. A Montorio mi compravi dei libri per ragazzi, se potevi, di nascosto. Grazie. E la Signora Imelda dal suo negozio di Tossicia mi mandava ogni tanto dei tomi improbabili per una bambina, recuperati nel polveroso magazzino dove teneva stipate le merci più varie. Dopo pranzo, nella penombra del mio angolo tra il lavandino ed il focolare, scorrevo le pagine, annusavo l’inchiostro apprezzando con i polpastrelli la grana della carta e procurandomi a volte piccoli tagli sui bordi se il volume era nuovo. Aspettavo quelli di Imelda, vecchi di chissà quante mani, venuti da chissà dove, con la carta ingiallita dall’ossidazione e le tracce di misteriosi lettori precedenti, qui una macchia di caffè, lì un’orecchietta, un segno di matita. Godevo con le mani e l’olfatto. L’argomento del libro mi interessava meno del suo odore“.